mercoledì 2 aprile 2014

La storia della tecnologia - La nave.

"Sono il pio Enea che meco porto in nave 

i Penati sottratti a' Greci, noto
per fama sino al ciel. Cerco l'Italia
nostra, e dal sommo Giove è la mia schiatta."

Da questi versi, tratti dal secondo libro dell' Eneide, è possibile estrapolare uno dei contenuti di maggiore rilevanza per quanto riguarda la storia dell'evoluzione tecnologica: la nave. Se questo blog è volto ad analizzare gli aspetti tecnologici dell'opera massima virgiliana, non si può non prendere in considerazione l'invenzione che ha rivoluzionato il modo di viaggiare per mare.




Come si può notare dalla ricostruzione digitale di uno dei modelli più efficienti tra le imbarcazioni greche, essa risulta una vera e propria "base", uno "scheletro" di quella che poi sarà la nave moderna. Ovviamente sono diversi i materiali e le forze motrici della nave, la quale è costruita praticamente interamente in legno e per muoversi sfrutta un' unica enorme vela centrale collegata a una trave di chiglia, ed è possibile attraverso il timone far ruotare tale vela affinché si possa meglio sfruttare la forza motrice eolica. Il moto della nave è però anche dovuto alle innumerevoli coppie di remi ai lati della struttura navale e,come è semplice immaginare, per far funzionare questi ultimi venivano spesso sfruttati gli schiavi e i prigionieri di guerra.




CURIOSITA': Il mito di Enea può diventare storia?

“La nave di Enea esiste tuttora, spettacolo oltre ogni credere interessante . (I romani) fecero nel mezzo della città un cantiere sulla riva del Tevere, ove collocata da quel tempo la conservano. Com'essa sia fatta io, che l'ho vista, vengo a riferire. Ha un solo ordine di remi quella nave, ed è assai estesa . Misura in lunghezza centoventi piedi (circa 40 metri), in larghezza venticinque (oltre 8 metri) ed è alta quanto è possibile senza impedire la manovra dei remi. I legni che la compongono non sono né incollati fra loro né tenuti insieme per mezzo di ferri, ma sono tutti quanti d'un sol pezzo fatti sopra ogni credere ottimamente e quali, a nostra notizia, non se ne vider mai se non in quella nave… (segue una dettagliata e accurata descrizione della nave, come fosse tratta da un tabellone illustrativo presente in loco)….Questa nave così fatta è mirabile a vedere più di quello che possa dirsi in parole… Questi legni non ve n'ha uno che sia imputridito, niuno che si vegga tarlato, ma quella nave sana in tutto ed integra come se uscisse pur ora dalle mani del costruttore conservasi mirabilmente fino a questi giorni”. (La Guerra Gotica - Procopio, Libro VIII, cap. XXII).
Crediamo a Matteo, Luca, Giovanni e Marco...e a Procopio?

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