sabato 5 aprile 2014

Publio Virgilio Marone (Mantova,70 a.C.-Brindisi,19 a.C.), L' Eneide, Roma : I secolo a.C.





L'opera si ipotizza sia stata scritta tra il 29 a.C. e il 19 a.C. e non è ambientata in un unico luogo, ma nell'intera area mediterranea. La varietà dei luoghi descritti, talvolta attraverso importanti riferimenti nel brano, è dovuta allo svolgimento della vicenda stessa, la quale risulta essere un viaggio effettuato dal protagonista, Enea, che scappa da Troia (in Grecia) verso l'Italia, dove vuole fondare un nuovo regno (futuro impero romano). Geograficamente importante è anche il contributo offerto dalla regione nord africana, in particolare dal teatro Cartaginese.

                                                                                                                              (mappa storica dell'intero viaggio di Enea)

Storicamente l'opera epica di Virgilio è da contestualizzare in un periodo non proprio aureo dell'impero romano, ormai in piena crisi politica dovuta alla caduta della Res Publica e alle guerre civili che ne seguirono. Infatti, il poema fu scritto sotto l'impero di Augusto Ottaviano che alla morte dell'autore, nonostante non fossero stati ultimati alcuni ritocchi stilistici, volle comunque pubblicare l'opera ritenendola un inno alla potenza e alla restaurazione di Roma come repubblica basata sugli antichi valori morali come quello della pietas. Il motivo risiede nel fatto che Enea (protagonista e fondatore mitologico dell'impero romano) è il capostipite della cosiddetta "gens Iulia" da cui discenderà Giulio Cesare.


La storia della tecnologia - Il cavallo di Troia.

" Vinti a la guerra 
e dal fato respinti, i condottieri 
de' Danai, già da tanti anni passati, 
con l'arte de la dea Pallade fanno
un cavallo ch'è simile ad un monte,
costruito d'abete."

E' importante ricordare che Virgilio riprende il concetto del cavallo di Troia nel suo poema, in quanto il medesimo tema era già stato trattato nell' Odissea, ma solo incidentalmente. L' autore dell' Eneide, a differenza di Omero, tratta in modo puntiglioso e dettagliato tutto quello che accade dentro e fuori il cavallo di legno, mettendo in evidenza la furbizia di Ulisse che attuò lo stratagemma per conquistare Troia.




Ecco come potrebbe apparire il famigerato cavallo di Troia. E' un'invenzione che è possibile intendere come il primo antenato di un robot. Forse una definizione totale di cio' che un robot realmente rappresenta non saremmo in grado di fornirla nemmeno oggi, nonostante l'enorme supporto datoci, ad esempio, dai nostri piloti automatoci o droni. E' doveroso tuttavia riconoscere che i greci (anche se si tratta di un mito) ci hanno mostrato in anticipo fino a che punto possa spingersi l'immaginazione dell'uomoCon le tecnologie dell'epoca era possibile progettare solo una struttura in legno, il piu' possibile somigliante ad un cavallo.

Con la tecnologia moderna, invece, e con lo studio di nuovi materiali e' consentito superare questo stadio e proiettarsi verso un'era robotica, anziché banalmente tecnologica.

venerdì 4 aprile 2014

La storia della tecnologia - Le armi ai tempi dell'antica Grecia.



"Così dicendo, in mezzo al cuor gl'immerge 
la spada impetuoso. Allor di Turno
fredde le membra allentano, e la vita 
con un sospir fugge sdegnosa e l'ombre."


Da questi ultimi quattro versi del XII libro dell' Eneide prendiamo spunto per trattare un secondo elemento che ha certamente fatto la storia della tecnologia, almeno per quanto riguarda la tecnologia delle armi: la spada. Anche se nei versi riportati si nomina solo la spada (usata da Enea per uccidere Turno). Essa, pur essendo l'unica nominata nei versi sopra citati non e' la sola arma di invenzione greca, infatti come mostra la figura sottostante si può attribuire a questa antica popolazione anche il perfezionamento della lancia, dello scudo, delle frecce, dell'arco e delle armature.


Ciò che colpisce e attrae maggiormente dell'attrezzatura bellica greca è innanzitutto la lavorazione dei materiali usati per produrre le armi stesse. In molte opere poetiche o poemi (sia in quelli omerici sia nell'Eneide Virgiliana) è molto usata la "metonimia" che porta lo scrittore a usare i nomi dei materiali per identificare direttamente un'arma o un oggetto più in generale. Un esempio è il termine "ferro" che indica una spada,  "bronzo" che indica uno scudo o ancora "legno" che indica una nave. E' stato intuibile allora per gli studiosi capire che i greci sapessero già lavorare il ferro e creare leghe metalliche come il bronzo. Con estrema certezza possiamo allora dire che le basi per la creazione delle più moderne armi sono state gettate nell'antica Grecia dove, anche senza la conoscenza della polvere da sparo, nacquero le prime armi realmente lavorate per combattere e per uccidere.






mercoledì 2 aprile 2014

La storia della tecnologia - La nave.

"Sono il pio Enea che meco porto in nave 

i Penati sottratti a' Greci, noto
per fama sino al ciel. Cerco l'Italia
nostra, e dal sommo Giove è la mia schiatta."

Da questi versi, tratti dal secondo libro dell' Eneide, è possibile estrapolare uno dei contenuti di maggiore rilevanza per quanto riguarda la storia dell'evoluzione tecnologica: la nave. Se questo blog è volto ad analizzare gli aspetti tecnologici dell'opera massima virgiliana, non si può non prendere in considerazione l'invenzione che ha rivoluzionato il modo di viaggiare per mare.




Come si può notare dalla ricostruzione digitale di uno dei modelli più efficienti tra le imbarcazioni greche, essa risulta una vera e propria "base", uno "scheletro" di quella che poi sarà la nave moderna. Ovviamente sono diversi i materiali e le forze motrici della nave, la quale è costruita praticamente interamente in legno e per muoversi sfrutta un' unica enorme vela centrale collegata a una trave di chiglia, ed è possibile attraverso il timone far ruotare tale vela affinché si possa meglio sfruttare la forza motrice eolica. Il moto della nave è però anche dovuto alle innumerevoli coppie di remi ai lati della struttura navale e,come è semplice immaginare, per far funzionare questi ultimi venivano spesso sfruttati gli schiavi e i prigionieri di guerra.




CURIOSITA': Il mito di Enea può diventare storia?

“La nave di Enea esiste tuttora, spettacolo oltre ogni credere interessante . (I romani) fecero nel mezzo della città un cantiere sulla riva del Tevere, ove collocata da quel tempo la conservano. Com'essa sia fatta io, che l'ho vista, vengo a riferire. Ha un solo ordine di remi quella nave, ed è assai estesa . Misura in lunghezza centoventi piedi (circa 40 metri), in larghezza venticinque (oltre 8 metri) ed è alta quanto è possibile senza impedire la manovra dei remi. I legni che la compongono non sono né incollati fra loro né tenuti insieme per mezzo di ferri, ma sono tutti quanti d'un sol pezzo fatti sopra ogni credere ottimamente e quali, a nostra notizia, non se ne vider mai se non in quella nave… (segue una dettagliata e accurata descrizione della nave, come fosse tratta da un tabellone illustrativo presente in loco)….Questa nave così fatta è mirabile a vedere più di quello che possa dirsi in parole… Questi legni non ve n'ha uno che sia imputridito, niuno che si vegga tarlato, ma quella nave sana in tutto ed integra come se uscisse pur ora dalle mani del costruttore conservasi mirabilmente fino a questi giorni”. (La Guerra Gotica - Procopio, Libro VIII, cap. XXII).
Crediamo a Matteo, Luca, Giovanni e Marco...e a Procopio?